Svolgo una ricerca sulla fotografia domestica per creare un piccolo archivio di elementi distonici. Sono piccoli dettagli “perturbanti” che sfuggono ai soggetti, così come a chi ha scattato le immagini, e mettono in crisi la ricerca di una rappresentazione idealizzata dei ruoli femminili tradizionali e del mondo emotivo all’interno di una famiglia. Sono pezzetti fuori luogo, “una barca nel bosco” come si dice in dialetto.
Il mio lavoro nasce con il desiderio di mettere in discussione il bisogno di una narrazione idealizzata, negli album di famiglia del passato così come attraverso le odierne foto private condivise sui social, per ricreare un romanzo personale e familiare immaginario e perfetto, dove la rappresentazione femminile sembra riproporre ruoli in funzione di una relazione o di un aspettativa sociale.
Lo strumento della mia indagine è lo sguardo con cui rielaboriamo il senso delle immagini che vediamo. Il guardare e dare significato è azione di ridefinizione all’interno della nostra relazione con le fotografie di archivio, costruendo una nuova narrazione finora rimasta invisibile.
PUBBLICAZIONE A CURA DI PERCORSI FOTOSENSIBILI
Progetto collettivo NON FOTOGRAFARE PER VEDERE